Tunnel

Il tunnel è una galleria lunghissima scavata all’interno di una montagna che collega due luoghi. Ingresso e uscita dal tunnel sono visualizzabili come punti luminosi, con un’intensità che diminuisce o aumenta secondo la distanza da essi. In questo periodo pandemico, spesso, si sente usare l’espressione: “S’inizia a vedere l’uscita dal tunnel”, ma la domanda che ci si pone riguarda quanta strada da percorrere effettivamente rimanga! Il tunnel è un luogo buio, che se, molto lungo, non consente di intravedere né l’uscita né l’entrata, lasciando nella sospensione del tempo e dello spazio chi lo attraversa. Non a caso ci sono persone che temono l’ingresso in una galleria proprio per quella zona priva di riferimenti luminosi, motivo di ansia e di attacchi di panico. L’essere umano, al momento della nascita, entra nel mondo attraverso un canale assimilabile a un tunnel e la fonte luminosa che percepisce è l’uscita nel mondo ignoto, inimmaginabile e impensabile. La sensazione nell’attraversare un tunnel, forse derivante dalla memoria inconscia della propria nascita, è quella di andare incontro all’ignoto, immersi in una situazione non paragonabile a qualunque esperienza già vissuta. Impreparati e spaventati, senza strumenti per affrontare l’inconoscibile, per mancanza di riferimenti, si procede nel tunnel con la determinazione di arrivare all’uscita, salvifica.
Il tunnel è la metafora di un’esperienza iniziatica, perché l’attraversamento rappresenta un percorso trasformativo costellato di prove che consentono il superamento e la liberazione dalle paure e dalle angosce. Nelle viscere della Terra, immagine archetipica della Grande Madre, si costruiscono gallerie che come ponti sotterranei collegano l’inconscio con la coscienza, acquisendo pian piano consapevolezza di sé e del significato dell’esistenza, che oggi più che mai è indispensabile cercare, seguendo la luce che nel buio si intravede, affinché si possa rinascere a nuova vita.
Sira Sebastianelli
psicologa-psicoterapeuta