Italia sconosciuta: la Pieve di Gropina.
Per chi pensa a un fine settimana in giro per la Toscana tra Arezzo e Firenze, c’è una visita da non mancare in un luogo magico e decisamente nascosto: la Pieve di San Pietro a Gropina, costruita sulle pendici del Pratomagno a pochi metri dalla Via Setteponti, l’antica Cassia Vetus. E’ delle più importanti pievi romaniche della Toscana. Un tempo qui sorgeva un antico tempio pagano dedicato a Diana. Da scavi eseguiti negli anni ‘60, si è scoperto che venne edificata su una precedente pieve longobarda dell’ottavo secolo. La troviamo citata per la prima volta da Carlo Magno quando fu donata alla diocesi di Nonantola nel 780 d.c. La facciata è severa, costruita in pietra arenaria locale, tutte pietre squadrate e ben allineate. L’interno è affascinante : la navata centrale è snella e slanciata ed è divisa dalle due navate laterali, da dieci colonne a destra e dieci sinistra con incredibili capitelli che raccontano antiche e inquietanti storie di guerra con i cavalieri templari a cavallo , di animali con le lotte tra leoni e tigri o le aquile con le loro prede tra gli artigli e ancora la scrofa che allatta i suoi quattro maialini mentre un lupo divora una pecorella. Insomma una specie di bestiario medievale che lascia i visitatori affascinati.
Ma c’è anche la natura con i grappoli di uva e le foglie di acanto e le storie tratte dalla Bibbia: nella terza colonna entrando a sinistra troviamo un Cristo benedicente poi un busto di San Pietro con in mano le chiavi e ancora San Paolo e Sant’Ambrogio. Dopo aver seguito il racconto di colui che si definisce un semplice custode della Pieve (non una guida, specifica con modestia) e che ci ha spiegatoi la ricchezza e i misteri dei capitelli romanici del XIII secolo, ci soffermiamo tutti insieme sotto al pulpito longobardo (VIII secolo). Ci colpiscono i dodici apostoli con le mani alzate ma ancora di più la colonna con un grande nodo che, ci spiega il custode, esprime il più grande mistero della fede, la Trinità di Dio.
La Pieve non ha finestre e si apre su un abside ricco di due loggette formate da piccole colonne con raffinati capitelli. Ma ci sarebbe ancora tanto da raccontare perchè la visita prosegue sottoterra alla ricerca degli ultimi scavi che hanno portato alla luce i resti di una prima chiesa del V-VI secolo e di un’altra chiesa a due navate.