Mi sveglio tutti i giorni alle sette e, ancora mezza intontita, guardo la luce che filtra attraverso le persiane. Tutti i giorni, ormai da sedici anni guardo quella luce, riconosco le stagioni che passano, il sole a volte è splendente pieno di forza e forse di allegria, ma a me tutto mi appare grigio, non c’è sole fuori di quella finestra anonima, di quella via anonima, di quella giornata anonima, Non posso vedere il cielo, tutto è chiuso, posso indovinare dal letto che oggi è una giornata di novembre ,posso ricordare la mia notte, una notte come tutte le altre, scura e senza sogni. Ho sentito battere le quattro e non mi sono pìù addormentata... Mi alzo con fatica, sento mio marito che dice in maniera cattiva:” non fare rumore nel prepararti, tanto qualunque cosa tu faccia rimani sempre bruttissima!”.
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La luce filtra dalle persiane abbassate. L’estate con i suoi colori, i suoi fruscii e il venticello che viene dal mare, fa capolino dalle fessure della finestra. Chiudo gli occhi e sento che le rondini s’intrecciano felici nel cielo. Non mi posso muovere, sono tutta un dolore. Sto ferma nella penombra ed improvvisamente tutto quanto accaduto ieri sera, mi si affaccia come fosse un film. Mi guardo le gambe sono tutte escoriate e il piede è racchiuso in una specie di tutore. Ma è il viso che può può raccontare la mia storia: i miei occhi sono bitorzoli e a malapena posso vedere.
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“Ogni amore è una debolezza nella misura che distrugge una parte importante della nostra indipendenza” Vita Sackville-West amava il suo giardino che aveva costruito con amore, a Sissinhurst,il castello con cui viveva con il marito, il diplomatico Harold Nicolson. Il giardino, qualunque sia la sua grandezza, è una terra di confine, un compromesso tra un interno ed un esterno. Natura e civiltà s’incontrano in quell’intervallo di terra, senza però fondersi. Il piacere del giardino è la sua solitudine, è il dialogo con la natura e con se stessi.
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