Dal 30 marzo torna a Roma la ventesima edizione dell'Asian Film Festival

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Il Cineforum Robert Bresson taglia il traguardo della ventesima edizione dell’Asian Film Festival, punto di riferimento e finestra sul miglior cinema d’autore dell’Estremo Oriente, offrendo ancora una volta la miglior selezione del settore, in gran parte in anteprima ed esclusiva italiana. La prima proiezione, nella giornata del 30 marzo, sarà Little Blue, film in concorso diretto da Yifang Lee. Si tratta di una scelta ardita, in perfetta linea con uno dei focus per l’edizione di quest’anno: l’esplorazione del proprio corpo e della sessualità in un momento di crescita. A precedere e seguire la Cerimonia di apertura, prevista alle ore 21:00, ci saranno il film in concorso Barbarian Invasion, diretto da Tan Chui Mui, già vincitrice in passato di premi ad Asian Film Festival e My Brother, the Android and Me di Junji Sakamoto, stravagante racconto dell’ossessione di Kaoru, ingegnere nato con la percezione di “non esistere”, verso l’androide che sta costruendo. Grande riconferma di questa edizione saranno le giornate tematiche riservate alla cinematografia di quattro Paesi dell’Estremo Oriente. Si parte il 31 marzo con il Thailand Day: tra i titoli in concorso verranno presentati Blue again di Thapanee Loosuwan, opera delicata sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta, e Six characters di M.L. Pundhevanop Dhewakul, dalla chiara ispirazione pirandelliana. Fuori concorso, invece, è l’ipnotico Faces of Anne di Kondej Jaturanrasamee e Rasiguet Sookkarn.

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Gino Galli, la riscoperta di un pittore.

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Al MLAC, Museo  Laboratorio di Arte Contemporanea all’Università della Sapienza di Roma, Palazzo del Rettorato, Piazzale Aldo Moro 5, si apre dal 10 marzo la Mostra “Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un Pittore tra Futurismo e Ritorno all’Ordine” curata da Edoardo Sassi e Giulia Tulino e realizzata con il coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini, docente di Storia dell’arte contemporanea e direttrice del MLAC.

Allievo prediletto di Giacomo Balla, tra gli esponenti storici del Futurismo già dal 1914, autore e firmatario di importanti testi teorici, condirettore della rivista «Roma Futurista» (con Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca) e protagonista, nel 1919 e nel 1921, di due mostre personali presso la Casa d’arte Bragaglia di Roma, una delle più importanti gallerie dell’epoca. 

Nonostante tutto questo, Galli è stato fino a oggi un artista quasi del tutto ignoto anche alla storiografia sul Futurismo, salvo rare citazioni e non di rado errate, a partire dalla data di morte (quasi ovunque posticipata di dieci anni). 

L’esposizione, promossa da Sapienza Università di Roma, la prima in assoluto dedicata a Galli a più di cento anni di distanza dalle due personali alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma (1919 e 1921) e a quasi ottanta anni dalla morte, prova a ricostruirne il cammino: pittore solitario, tormentato, omosessuale, appassionato di occultismo, probabilmente morfinomane, membro della polizia segreta di Mussolini (Ovra),sub-confidente nella rete di Bice Pupeschi, affascinante spia e amante del capo della polizia fascista Arturo Bocchini, ritratta dall’artista in un dipinto degli anni Trenta, l’unico esistente.

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Vox clamantis in deserto

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Un grido nel deserto inascoltato! Quanti over hanno provato la sensazione di non esser ascoltati o di ricevere poco rispetto dei propri diritti, manifestati ed espressi a chi dovrebbe  risponderne?  Purtroppo, spesso accade di essere incompresi come se si parlasse una lingua diversa dal proprio  interlocutore.  Anche nell’attività onirica può capitare di ricordare un urlo  afono e avvertire una sensazione angosciosa. In questo caso c’è da ipotizzare che sia una parte di sé che rimane sorda a un richiamo interno, rispetto ad accadimenti che richiederebbero attenzione.  Sia nella vita reale sia in quella onirica, però, l’assenza di  voce  evidenzia un senso di impotenza  che   rischia di sconfinare nella  rassegnazione. 

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Promossa e organizzata dall’Accademia Nazionale di San Lucasotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica nel quadro delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Antonio Canova (1757-1822) questa bella mostra è stata curata e organizzata daClaudio Strinati, SerenitaPapaldo, Francesco Cellini, Laura Bertolaccini, Carolina Brook, Elisa Camboni, Fabrizio Carinci, Giulia De Marchi, Fabio Porzio.

L’Accademia Nazionale di San Luca, nel quadro delle celebrazioni per i duecento anni dalla morte di Antonio Canova, dedica una mostra allo scultore e al legame indissolubile che ebbe con l’Istituzione romana, nella quale fu accolto come accademico di merito, poi principe e infine come principe perpetuo.

La mostra intende testimoniare la presenza dello scultore Antonio Canova all’interno dell’Accademia. Eletto accademico di merito nel 1800, acclamato principe nel 1810, e principe perpetuo nel 1814, Canova ha impresso all’istituzione romana un nuovo indirizzo, che ha interessato tutti i settori culturali.

Antonio Canova, nato a Possagno nel 1757, era giunto a Roma nel novembre 1779, dopo una prima formazione a Venezia, dove aveva studiato i grandi esempi della tradizione veneta e le copie in gesso dei capolavori dell’antichità della raccolta Farsetti.  A Roma, in breve lo scultore ebbe modo di affermarsi attraverso importanti commissioni, quali il gruppo in marmo Teseo vincente sul Minotauro per l’ambasciatore veneto Girolamo Zulian (1781) e i monumenti sepolcrali pontifici di Clemente XIV (1788), per la chiesa dei Santi Apostoli, e di Clemente XIII (1792) per la basilica di San Pietro.

Dopo un primo periodo di lavoro nella residenza di Zulian a Palazzo Venezia, Canova trasferì il suo studio in via delle Colonnette, presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove realizzò tutti i suoi capolavori. L’atelier divenne in breve anche un ricercato luogo di incontro, frequentato da sovrani, principi, aristocratici, collezionisti, antiquari e intellettuali di tutta Europa.

Nel gennaio 1800 Canova fu eletto all’unanimità all’Accademia di San Luca, per la quale spese il resto della sua vita cercando di restituirle quella centralità e quel primato che l’avevano sempre contraddistinta, in una visione ormai riformata dai nuovi valori derivanti dalla Rivoluzione francese.

Leggi tutto: Canova, l’ultimo principe Accademia di SanLuca Roma, 17 dicembre 2022 – 28 giugno 2023

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Fino al 30 aprile 2023 il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo si potrà visitare la mostra BOB DYLAN. Retrospectrum, a cura di Shai Baitel, prima retrospettiva in Europa dedicata alle opere di arte visiva di una delle più importanti icone della cultura contemporanea mondiale. Dopo essere stata al MAM di Shanghai e al Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami, la mostra approda a Roma in una versione completamente ripensata per interagire con gli spazi dinamici e avveniristici del MAXXI di Zaha Hadid. Sponsor Ferrovie dello Stato e UniCredit. Esposte oltre 100 opere tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo, materiale video, che esplorano oltre 50 anni di attività creativa di Bob Dylan. Dice lo stesso Bob Dylan: “È molto gratificante sapere che le mie opere visive siano esposte al MAXXI, a Roma: un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo. Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento". I lavori esposti mettono in luce quei motivi che da sempre fanno parte dell’immaginario di musicista di Dylan e che tornano, sotto forma di disegno e di colore, anche nei suoi dipinti. Come scrive lui stesso nel catalogo della mostra (a cura di Shai Baitel e pubblicato da Skira), le sue opere d’arte visiva raccontano “il paesaggio americano come lo si vede attraversando il paese, osservandolo per quello che è. Restando fuori dalle grandi arterie e percorrendo solo strade secondarie, in totale libertà”. Grandi metropoli, paesaggi brulli e sterminati, binari ferroviari, strade aperte, automobili, camion, pompe di benzina, motel, baracche, bar, negozi, cortili, cartelloni pubblicitari, insegne al neon: come nelle sue canzoni e nelle sue poesie, anche nei suoi dipinti Dylan rende poetica l’America più profonda. “Scelgo le immagini per ciò che significano per me – scrive - .

Leggi tutto: AL MAXXI fino al 30 aprile 2023 la mostra BOB DYLAN. RETROSPECTRUM la prima retrospettiva in...

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Jessie Inchauspé, biochimica ed esperta degli effetti dell’alimentazione sulla salute, in questo libro ci insegna a regolare la curva del glucosio nel sangue perché questa è l’azione più efficace che possiamo fare per la nostra salute. Ci spiega, con un approccio scientifico rigoroso, come i picchi di glucosio sono pericolosi e come possiamo riuscire a contenerli senza rinunciare ai nostri cibi preferiti. La cosa più incredibile e piacevole è che riassume subito in 10 punti i trucchi che ci permettono di mangiare quello che vogliamo. Eccoli:

1 Mangiare i cibi nell’ordine giusto

2 Iniziare sempre con un antipasto verde

3 Smettere di contare le calorie

4 Appiattire la curva della colazione

5 Scegliere uno zucchero qualsiasi, sono tutti uguali

6 Meglio un dessert che uno spuntino

7 Un sorso di aceto prima di mangiare

8 Muoversi dopo mangiato

9 Scegliere snack salati

10 Vestire i carboidrati.

Leggi tutto: La rivoluzione del glucosio. Come controllarei livelli di zucchero nel sangue. Traduzione di...

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