Bain: l’Italia non è ancora un paese per donne.

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Questo il titolo di una interessante ricerca condotta da Bain & Company e presentata in un forum che si è svolto sul web qualche giorno fa.

L’apertura di Claudia D’Arpizio, partner e membro del cda di Bain ha subito chiarito che l’equità di genere nel nostro paese è molto lontana e che questa equità vale tra i 50 e i 150 miliardidi pil  potenziale che il Pese perde. L’ Italia è il fanalino di coda dell’Europa. E il Covid ha peggiorato la situazione. “Serve alzare il livello di consapevolezza”, ha ripetuto più volte” D’Arpizio. Soltanto tre donne su dieci sono parlamentari o ministre e solo una su dieci è amministratore delegato. Siamo alla quarta/quinta ondata di femminismo ma le donne hanno perso fiducia nelle aziende e in se stesse: il 67% si sentono aliene rispetto alla cultura aziendale. Nel mondo del lavoro mancano dignità, opportunità e ruolo. Per quanto riguarda la dignità, afferma D’Arpizio, “una donna su due dichiara di aver ricevuto commenti sul suo aspetto, una su tre molestie verbali, una su cinque molestie fisiche”.  Per quanto riguarda le opportunità, i processi selettivi non sono stati tarati sulle donne e questo costituisce un grande svantaggio. Il ruolo vede le donne partire svantaggiate perché la ripartizione del lavoro in famiglia è a loro sfavore per un totale di tre ore al giorno rispetto agli uomini. Continua la raffica di dati con un focus sul post pandemia: sui 400.000 posti di lavoro persi il 70% sono delle donne, abusi e femminicidi in questo periodo sono molto aumentati e, in Europa,  siamo agli ultimi posti per quanto riguarda gli indicatori che parlano di donne e lavoro.

Nel Regno Unito il sentiment delle donne è diverso, hanno fiducia, si sentono incluse e considerate all’interno del sistema. In Italia si parla molto di gender gap ma poche sono le iniziative soprattutto nelle aziende piccole che sono la maggioranza. Molte aziende non hanno nemmeno misurato il pay gap. In questo non c’è dolo ma una cultura sotterranea che è dominante. E’ stato calcolato che l’impulso all’economia globale legato alla equità di genere ha un valore di cinquemila miliardi. Il 68% della ricchezza mondiale è in mano agli uomini. Dato migliorato per l’impulso della Cina. In realtà, in Europa questo dato è anche più alto.

Cosa fare? La prima a rispondere è stata la Ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone che ha spiegato che il governo può dare il buon esempio con politiche per la gestione della famiglia, piani di asili nido, estensione degli orari.

Sono infatti gli adulti che con la loro educazione, creano delle vere e proprie gabbie culturali. Bisogna riuscire a dare una parità di condizione tra uomini e donne, investire di più in modelli che attraggono come le materie Stem in cui ci saranno nuovi posti di lavoro.

Gli interventi si sono succeduti poi a ritmo serrato, tutti molto interessanti. Cosa possono fare istituzioni, aziende,  banche? Fino alle conclusioni di Roberto Prioreschi, Managing Director di Bain& Company.

 

 

 

 

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