POSITIVO!

Chi non ha un sussulto quando legge o sente il termine “positivo”? Un termine che dovrebbe avere un connotato essenzialmente buono e favorevole, mentre sempre più è associato a uno stato di malattia, perché ne conferma la presenza.
Spesso non ci rendiamo conto di quanto un termine possa essere ambivalente nel suo significato, in relazione all’uso cui è destinato. Il pensiero che il positivo abbia risvolti negativi e il negativo abbia risvolti positivi produce un corto circuito, al punto di dover creare schemi mentali adatti alla classificazione dell’evento. Il positivo in genere si associa al bianco e il negativo al nero, due colori opposti come la luce e il buio. Dove c’è luce non c’è buio e dove c’è buio non c’è luce, ma la luce può produrre le ombre, quelle zone sconosciute alla coscienza dove si annida l’ignoto. È in quella zona d’ombra che si cela il negativo che sconfina nel positivo deprivandolo del suo significato originario. La consapevolezza che la luce produca ombre, offre la possibilità di riflettere su quanto il confine tra il positivo e il negativo sia labile.
Quando le fotografie si sviluppavano in bianco e nero, il negativo e il positivo proponevano immagini di uno stesso scatto, ma invertendo la luce con il buio, una magia che stupiva e meravigliava i bambini. Nella duplicità dello scatto di un fotogramma si ritrova la sovrapposizione del positivo e del negativo e la doppia lettura che ne può essere data, al punto di porsi la domanda: qual è il positivo e qual è il negativo?
Sira Sebastianelli
psicologa-psicoterapeuta
www.sirasebastianelli.it