Animali domestici come figli.

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È stata pubblicata una indagine di AstraRicerche che ha condotto uno studio dal titolo “Noi e gli animali da compagnia”. Enrico Finzi, presidente della società, ha dichiarato:

Il 68% degli italiani inclusi i non possessori di cani e gatti, dichiara di conoscere persone per le quali gli amici a quattro zampe sono a tutti gli effetti un membro della propria famiglia”. Soprattutto i gatti e i cani sono considerati veri e propri figli. Si assiste cosi a quello che Finzi definisce un “rapporto ribaltato, basato sull’assistenza psicologica e affettiva che l’animale fornisce all’umano. Relazione che diventa spesso un sostegno del quale molti umani non sanno più fare a meno.”

Bene, io mi rispecchio totalmente in queste affermazioni. Anche se molto si è scritto sul fatto che questa umanizzazione degli animali non è un bene per loro, confesso che non so fare a meno degli animali. Ecco la mia storia. Io e mio marito siamo andati ad abitare fuori dall’Italia per questioni di lavoro e, davanti alla nostra casa a piano terra ,ogni giorno si presentava un gattino di strada che chiedeva di entrare. Asilo negato finche un giorno si è presentato con un occhio chiuso e pieno di ferite. A quel punto non soltanto l’abbiamo curato ma lo abbiamo anche accolto in casa.  Poi c’è stato un cambio di abitazione con un nuovo gatto un po’ rossiccio ma molto simpatico che si metteva fuori della porta della cucina perché voleva entrare. Il giorno in cui si è messo a pancia all’aria facendo le fusa sui piedi di mio marito, siamo crollati e abbiamo accolto anche lui. Poi, naturalmente, appena ho potuto, ho portato da Roma il mio cane Kia che, un po’ obtorto collo, si è abituato agli altri due inquilini e ormai caccia via i gatti estranei che si presentano in giardino per difendere gli amici felini di casa.

Quindi viviamo felicemente insieme, due umani e tre non umani che ci riempiono di leccate, fusa e ogni genere di affettuosità.

Devo ammettere che il mio legame con il cane Kia è più forte e ha tutte l caratteristiche di un rapporto madre figlia. Io sono infatti il suo punto di riferimento, a me per ogni cosa rivolge il suo sguardo muto per approvazione. Con me dorme e sono io che cerca sempre quando è sera e vediamo la televisione sul divano. Si stringe a me in cerca di carezze che devono durare almeno una mezz’ora, pena mugugni di protesta.

Come si può rinunciare a questo affetto infinito, disinteressato che oltre alla pappa chiede solo carezze e grattini?

 

 

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