L’amore per le piante.

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Ho sempre amato fare un po’ di giardinaggio che mi distende e, nonostante la mia mancanza assoluta di competenza, mi dà sempre grandi soddisfazioni. La sensazione è che le piante percepiscano la mia passione per loro e mi vogliano bene. In questo periodo di lockdown mi sono trovata per caso in una casa degli anni 50 presa in affitto all’estero per seguire mio marito. La sua posizione affacciata sull’oceano ha fatto scattare un amore a prima vista. E poi un vecchio giardino abbandonato da più di dieci anni è stata una sfida imperdibile. Ho trovato in questa parte  dell’Africa, alberi secolari e ombrosi con le loro radici estese come per conquistare tutta la terra  possibile e poi la pianta che ha accompagnato tutta la mia vita, la lantana. La lantana non è una pianta pregiata, direi che in Italia è ancora presente solo nei vecchi giardini ormai sostituita da piante più raffinate ed eleganti. Per me invece è stata la compagna della mia vita fin dalla prima casa al mare vicino a Roma dove sono stata portata quando avevo solo un anno. Ho nitido il ricordo di un enorme cespuglio colorato di rosso, giallo, arancione che cresceva senza sosta contro una grande vetrata dove c’era il tavolo da pranzo. E adesso, qui in Oman, in questo giardino antico ne ho trovato tantissime, un po’ storte,  piene di  rami secchi che andavano in tutte le direzioni o si erano accomodati sulla terra dimenticandosi di fare cespuglio. Per un mese intero mi sono messa  all’opera e tutti i giorni ho tagliato il secco,  le ho raddrizzate legandole con i tutori, gli ho  dato l’acqua, le ho potate per dargli una forma  cercando di farle sembrare  piante degne di stare in un giardino.

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Il libro “Ne uccide più la lingua che il Covid, La guerra delle parole” della giornalista Romina Gobbo parla della comunicazione e del linguaggio giornalistico  e istituzionale al tempo della pandemia da Coronavirus.

Dice Romina Gobbo:“All’inizio, si tendeva molto a minimizzare, si parlava poco più di un’influenza, da parte anche di persone autorevoli, poi siamo passati all’estremo, andando avanti, sembrava quasi che fossimo al tempo della peste.

Sono state utilizzate tantissime metafore  tra cui quella che ha avuto maggior influenza è stata la metafora bellica ed è per questo che il sottotitolo del mio libro è: “La guerra delle parole”.  La domanda era ma perché utilizziamo un linguaggio tratto dal mondo militare? Il lessico italiano è talmente povero che non sappiamo come definire un evento nuovo come lo era questo virus? Oppure in realtà c’era in qualche modo una volontà di creare una tensione? Io non do risposte nel libro, ognuno farà le sue riflessioni. Certo che un linguaggio che continuamente  parla di guerra sicuramente crea una paura, questo ha fatto sì che la gente accettasse le restrizioni che sono state poste per evitare la diffusione del contagio. C’è un momento molto particolare, il 17 marzo, in cui il premier Giuseppe Conte dice proprio:”Siamo in guerra”. Una settimana prima l’aveva detto Macron e poi via via altri leader. Da quel momento i giornali cominciano ad  utilizzare questo “siamo in guerra” in continuazione ed altri termini presi appunto dal linguaggio bellico, per cui abbiamo “killer”, “assedi”, “dobbiamo sfoderare l’artiglieria pesante”, “dobbiamo spuntare le armi”,  “dobbiamo stare in trincea”, “avanzamento del contagio”. Ci sono certamente delle motivazioni storiche, da sempre le epidemie sono il nemico da combattere, intanto perché vengono da fuori, il nemico è sempre qualcosa che è altro da noi, per esempio l’influenza di Hong Kong oppure la Spagnola, che poi non veniva dalla Spagna ma dall’America e c’è anche il fatto che molto spesso le epidemie sono scoppiate all’interno degli eserciti. Il problema di una pandemia mediatica o infodemia è che dall’altra parte è veramente difficile capire quali sono le fonti autorevoli e quindi effettivamente farsi una corretta percezione del fenomeno”.

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Finalmente si ritorna a teatro con la 13 esima edizione del Napoli Teatro Festival Italia. 130 eventi per un mese di programmazione in luoghi all’aperto 10 sezioni e 28 prime di spettacoli italiani
A partire dall’autunno spazio agli internazionali con Dimitris Papaioannou, Jan Fabre, Ramzi Choukair e Sulayman Al-Bassam

Il teatro rinasce con te. È un invito a rivivere le emozioni del teatro lo slogan della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la quarta diretta da Ruggero Cappuccio, realizzata - nonostante l’emergenza sanitaria - con il forte sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano.

Inizialmente fissata per giugno e poi rinviata a causa della pandemia, la manifestazione torna con una ricca programmazione quasi interamente a cielo aperto che si declina tra teatro, danza, letteratura, cinema, video/performance, musica e mostre: 130 eventi, per un calendario di un mese, distribuiti in 19 luoghi tutti all’aperto con una sola eccezione: il Teatro di San Carlo. Platee allestite nel rispetto delle distanze di sicurezza,divisetra Napoli e altre città della Campania (Salerno, Solofra, Pietrelcina e Santa Maria Capua Vetere), dove andranno in scena creazioni italiane e coproduzioni a conferma dell’attività produttiva della Fondazione.

L’edizione 2020 presenta 34 spettacoli di prosa nazionale, di cui 28 prime assolute, consolidando la struttura in sezioni, ormai tratto distintivo della direzione artistica firmata Cappuccio.
Italiana, Osservatorio, Danza, SportOpera, Musica, Letteratura, Cinema, Mostre, Progetti Speciali: il Festival rinnova la sua grande attenzione alla multidisciplinarità in un dialogo che mira a una visione organica e interdisciplinare dell’arte. La sezione Internazionale, che negli anni passati ha portato a Napoli grandi nomi della scena contemporanea, è stata invece riprogrammata a partire dall’autunno e vedrà in scena, tra gli altri, il coreografo greco Dimistris Papaioannu, l’artista belga Jan Fabre, e Ramzi Choukair e Sulayman Al-Bassam.

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Quanti di noi in questi giorni di quarantena dovuti al Covid-19 hanno avuto difficoltà a reperire del buon pesce per le nostre tavole.  Easy Fish, azienda ittica d'eccellenza che rifornisce ristoranti e chef stellati, durante le chiusure dovute all'epidemia di Covid-19, ha saputo reinventarsi  con  il delivery ai privati. Il pesce arriva giornalmente dalle aste locali di Anzio, Terracina, Civitavecchia e Fiumicino. Per raccontarci questa nuova avventura ho intervistato uno dei due titolari dell'azienda Sunshine Frollano

Qual’e’ la storia di Easy fish?
Easy fish ha come core business la fornitura all’ingrosso alla ristorazione, all’alta ristorazione, alla ristorazione alberghiera, e alla banchettistica dei catering, la cosiddetta HO.RE.CA., nasce  dall’unione di due amici che nascono e vivono il settore del pesce da una vita, anche se secondo modalita’ diverse, uno rivolto alla ristorazione da svariate generazioni, l’altro rivolto alla grande distribuzione da molti anni....come tradizione di famiglia. L’unione di competenze e capacita’ diverse e la relativa possibilità di confrontarsi giornalmente come amici, ha probabilmente dato una svolta definitiva al completamento di un percorso evolutivo, che si e’ poi riflesso nel lavoro, facendoci diventare oggi una piccola realtà’ del settore.
 
Come avete saputo reinventarvi nell’era del Covid- 19?
In questo periodo di chiusura, girando nelle pescherie di vari amici, ho avuto modo di notare, che il lavoro al dettaglio era aumentato tantissimo, pur incontrando sempre la stessa difficoltà, se qualcuno chiedeva un carpaccio o una tartare, bloccava tutto il negozio e si doveva aspettare tantissimo prima di essere serviti, aspetto che, con le entrate scaglionate e le file in attesa, diventava un problema.

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Ritorna, da venerdì 17 luglio 2020la 23esima edizione dei MAGNA GRECIA AWARDS, manifestazione ideata e diretta dallo scrittore Fabio Salvatore che avrà come sottotitolo “L’amore è un cerchio più forte della paura”, lanciando l’hashtag #lapauranonesiste,e declinata in un vero e proprio “Fest” con l’assegnazione dei prestigiosi riconoscimenti a uomini e donne che si sono contraddistinte in ambito culturale, sociale, civile, artistico. Da quest’anno il Magna Grecia Awards avrà come Presidente Onorario Fiammetta Borsellino e tornerà in veste di madrina d’eccezione, Lorella Cuccarini, ormai da anni ambasciatrice straordinaria dell’evento. Il Magna Grecia Awards rinnova la sua partnership solidale con 30 Ore per la Vita, sostenendo il progetto HOME.


«Per il 2020, non è stato facile capire come e quando poter realizzare il nostro premio, ma pur vivendo un difficile momento sia dal punto di vista umano e sociale e non meno economico, abbiamo pensato di farne un punto di forza, unendo il Magna Grecia Awards al suo consueto segmento estivo che è il Magna Grecia Awards Fest. Da qui l’idea del “Magna Grecia Awards & Fest”, che dal 17 luglio al 02 agosto, animerà le Città di Gioia del Colle e Castellaneta, in un calendario fitto ed intenso, come forte e vera espressione di una società che rinasce”. In ventitrè edizioni sono innumerevoli le testimonianze raccolte dal MGA e «questa volta abbiamo fortemente voluto un’edizione che lanci il messaggio “che l’amore vince su ogni paura”, perché senza l’amore e il coraggio, non avremo potuto superare questo momento di grave e atroce pandemia che ha segnato fortemente il nostro cuore e la nostra anima».


Oltre ai premiati, che saranno svelati, nelle prossime settimane, tanti gli ospiti d’eccezione della kermesse, molti dei quali Ambasciatori del Magna Grecia Awards, come la giornalista e icona della moda italiana nel mondo Anna Dello Russo, Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco di Nebrodi scampato ad un agguato di mafia nel 2016, il giornalista che vive sotto scorta Paolo Borrometi, il Procuratore Catello Maresca,  i cantautori Giovanni Caccamo e Renzo Rubino, Laura Valente e Matteo Maffucci, mattatore insieme a Fabio Salvatore di una serata “evento” dedicata a “Mango”.

 

Molti i volti e le eccellenze di un’edizione “speciale” che sarà dedicata a Nadia Toffa, la nota inviata delle “Iene”, scomparsa prematuramente lo scorso anno, lasciando un forte ricordo in tutti gli Italiani. E proprio in una Serata di gala, sarà sua mamma Margherita a ritirare il premio per lei.

 

A condurci nelle serate e nei racconti sarà, il fondatore del Magna Grecia Awards, lo scrittore Fabio Salvatore, che insieme a Millenials e Influencer come La Maino, Valeria Vedovatti, Cecilia Cantarano e Marta Losito con la partecipazione di Yuri Gordon e Giacomo Hauckman, faranno da trait – d’union fra il mondo dei giovani e le personalità e celebreties presenti fra il pubblico e non solo, grazie allo streaming e ai profili social degli stessi si creerà una connessione di contenuti ed emozioni.

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L’Oasi WWF dei Ghirardi  nell’appenino emiliano, è un luogo naturalistico di straordinaria bellezza, un’Italia nascosta sorprendente che  vale la pena di scoprire. Un area protetta di 600 ettari in cui si susseguono prati, vallate, torrenti, boschi secolari da ammirare in ogni stagione, estesa nei comuni di Borgo Val di Taro e Albareto.

L’Oasi è caratterizzata da una flora naturalistica varia dove accanto ad una vegetazione tipica  dei climi freddi come il faggio, le genziane, la beccaccia e il prispolone coesistono piante mediterranee come l’erica arborea, il gruccione e l’istrice. L’Oasi WWF dei Ghirardi è famosa per le sue incredibili orchidee selvatiche di cui  ne sono state catalogate ben 33 qualità diverse. All’interno di questo territorio protetto nidificano oltre 70 specie di uccelli tra cui 7 rapaci diurni e vivono daini, cervi, caprioli e volpi. Da martedì 2 giugno sono riprese le visite guidate della Riserva, nel rispetto delle norme di sicurezza  anti-Covid-19, distanziamento, massimo 10 persone a visita e mascherine indossate qualora non si possa rispettare la distanza di 2 metri tra le persone. Segnaliamo sabato 6 giugno 2020, la visita guidata naturalistica gratuita, a cura di Parchi del Ducato e WWF Parma, per scoprire e imparare a riconoscere  alcune specie delle orchidee selvatiche della Riserva. Sono fiorite in questo periodo, nelle praterie sassose e assolate in mezzo a ginestre, rose selvatiche e altri fiori spontanei dell’Appennino, al margine dei boschi di cerro.

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