C’è età ed età. Quella scritta sulla carta d’identità, quella biologica, ma anche quella mentale che sarebbe anche in grado di influenzare le altre due. sono arrivati i neuropsicologi di Assomensana, associazione non profit impegnata dal 2004 nelle ricerche per il benessere della mente. A questo proposito, il presidente del gruppo, professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, ci e si pone una domanda: «Può la percezione della propria età innescare un concetto di Sé più giovane o più vecchio e di conseguenza influenzare l’invecchiamento fisico e mentale?».
Scritto da Beatrice Viola il . Pubblicato in Tendenze.
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Avere trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settanta anni è solo una espressione verbale, l‘importante è come uno si sente. L’età anagrafica, dunque, è solo illusoria, perché ci sono tantissimi altri fattori in gioco in grado di determinare i reali ed effettivi anni del nostro corpo. L’età che noi percepiamo e che gli altri percepiscono, può essere influenzata dal proprio stile di vita, dalle proprie abitudini alimentari e da vizi che ci concediamo. Buon cibo, muscolatura asciutta, attività fisica e controllo dello stress è sicuramente un elisir di lunga vita. Come è stato documentato da una ricerca dell’Università of South Carolina praticare attività fisica con costanza riduce il rischio di malattie cardiovascolari, demenza di alzheimer, osteoporosi, depressione maggiore, sovrappeso. E sicuramente una regolare attività riduce anche il consumo di farmaci, è stato dimostrato come molti ipertesi correndo smettono di prendere le pasticche. Inoltre l’esercizio fisico è essenziale anche per mantenere in forma il cervello.